Europa o Russia: ecco chi sta vincendo la guerra economica

Con una recessione europea sempre più incombente, prende piede con più forza la storia secondo cui la Russia, nonostante le sanzioni, stia crescendo senza problemi e che non stia affrontando un crisi economica, al contrario nostro che stiamo subendo una stretta inflazionistica e prezzi energetici sempre più critici. Cerchiamo quindi, in questo articolo, di fare un po’ di chiarezza su questa situazione e vediamo chi sta “vincendo” la guerra economica tra Europa e Russia.

Un primo problema riguarda il fatto che spesso, quello che pensiamo stia accadendo in Russia, in realtà si tratta di una semplice percezione di quello che sta accadendo. Magari raccontata dalla propaganda di Putin.

Inoltre i nostri disagi economici, vivendoli direttamente in prima persona, hanno per noi un peso maggiore rispetto ad eventi lontani come ad esempio l’economia russa. Così però rischiamo di sovrappesare le nostre difficoltà, mentre di sottovalutare le vicissitudini del Cremlino. Ecco quindi che un ulteriore ostacolo alla questione deriva da un problema di percezione assolutamente umano.

La percezione di un economia russa sempre più resiliente alle nostre sanzioni è però sbagliata e cercherò di dimostrarvelo di seguito.

Il paradosso Russo

Sappiamo bene quanto Putin faccia molta leva sulla propaganda per gestire sia la politica interna ma anche estera. Infatti esistono due mondi: da una parte vige un certo messaggio per cui la Russia in fin dei conti non sta subendo una recessione e che l’Europa deve pagare per le sanzioni ingiustamente poste in capo al Cremlino.

Dall’altra parte però, la banca centrale russa, come anche alcuni report interni al governo, disegnano un quadro economico non poi così troppo confortante. Ecco quindi che in uno stesso paese lontano da noi ci sono due voci che si contrastano. Ovviamente, però, quella più forte è quella di Putin che fa molta più risonanza e scalpore. Però noi, da bravi appassionati di economia, dobbiamo vedere quello che ci dicono i report dei principali istituti di ricerca internazionali.

Condizione economica dei paesi occidentali

La situazione economica in Italia ma anche in tutta Europa la conosciamo abbastanza, un’inflazione che sta raggiungendo la doppia cifra, anche se alcuni Stati l’hanno già raggiunta, dei costi energetici molto elevati, un dubbio sull’inverno e sulle scorte di energia che ci possono far oltrepassare la stagione fredda, un po’ tutto il carrello della spesa che sta aumentando di costo e un’economia globale che sta iniziando a rallentare.

Per esempio in un ultimo report del FMI uscito qualche giorno fa, si prospetta per l’Italia una crescita negativa per tutto il 2023. Ecco quindi che se venivamo da un 2021 molto positivo (ovviamente grazie al tonfo pandemico del 2020), nel 2022 si prospettava anch’esso un anno positivo ma poi la crescita ha rallentato a causa della guerra, nel 2023 molto probabilmente ci sarà una decrescita economica.

PIL dei paesi sviluppati dal 2021 al 2023. Fonte: FMI

La situazione non è affatto facile. Come abbiamo spesso ricordato in altri video ci sono scelte difficili da prendere che si intrecciano anche con decisioni di lungo periodo, come il climate change. Inoltre si fanno sempre più lampanti le pressioni dall’estero, anche da parte della Russia.

Insomma la situazione è difficile ma la cosa importante è non prendere scelte avventate o azzardate, che potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione economica europea. Basta guardare al Regno Unito, con una crisi della sterlina e del sistema finanziario a causa di scelte economiche da parte del governo non troppo lungimiranti. Quindi è fondamentale tenere la barra dritta a fare delle scelte solide e non avventate tale da resistere a questa decrescita economica momentanea, che dovrebbe durare fino al 2023, ma non mandare tutto a ramengo, trasformando qualcosa di momentaneo in più duraturo.

Condizione economica in Russia

Tutto parte dall’invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina a fine febbraio. Da lì sono partite una serie di sanzioni economiche dall’Europa verso la Russia e ovviamente anche la Russia ha risposto con ulteriori sanzioni economiche. Abbiamo già commentato quelle sanzioni in un video di febbraio, affermando che nel breve periodo non sarebbe successo molto, in quanto le sanzioni storicamente non hanno avuto grande efficacia nel spodestare dittatori o terminare le guerre, soprattutto se la nazione sanzionata riesce ad allacciare rapporti economici con altre nazioni che non partecipano alle multe.

Proprio in quel periodo, fine febbraio e inizio marzo, anche diverse analisi prevedevano un crollo del Pil della Russia nel 2022 addirittura tra il 10 il e il 20%. Dopo otto mesi riusciamo a capire in realtà che le cose per la Russia sono messe migliori rispetto a quanto previsto ma ancora abbastanza preoccupanti. Ricordiamo come all’inizio si discuteva tanto del tasso di cambio del rublo nei confronti del dollaro che si era svalutato tantissimo e inoltre c’era anche la banca centrale che era intervenuta ad aumentare i tassi di interesse.

Sembrava che l’economia russa stava soffrendo tantissimo. In realtà proprio grazie all’intervento della Banca centrale russa e anche grazie alle politiche fiscali del governo, la situazione è man mano andata migliorando rispetto alle impressioni del primo momento. L’inflazione sta rientrando verso valori “normali” anche se in realtà è ancora abbastanza alta. Allo stesso modo anche i tassi di interesse stanno diminuendo e il tasso di cambio ha ripreso valori meno preoccupanti. Tutto ciò è stato possibile anche alla grande bilancia commerciale e il grande potere di spesa pubblica della Russia pre invasione.

Tasso di cambio dollaro/rublo. Dopo un primo shock, la situazione è rientrata.

Grazie a questi interventi siamo passati da una prima previsione a marzo del Pil russo per il 2022 ad un meno 10%, all’attuale previsione del FMI di un meno 3,4% per quest’anno, di molto inferiore rispetto alle previsioni iniziali. Anche per il 2023 la decrescita si attesta a meno 2,3% secondo le ultime analisi.

Cerchiamo di sfatare quindi un primo mito: considerando il PIL, l’Europa crescerà molto di più rispetto alla Russia sia nel 2022 che nel 2023 e anche l’Italia nonostante la piccola decrescita nel 2023 avrà una situazione economica migliore rispetto rispetto a quella russa. Sostanzialmente quello che sta accadendo è che le sanzioni stanno avendo un impatto minore rispetto a quello preventivato ad inizio conflitto, ma stanno mettendo lo stesso in difficoltà l’economia russa.

Gli interventi della Russia hanno mitigato il declino economico che ci si aspettava all’inizio, ma a quale prezzo? Se prima dell’invasione l’economia russa era molto dipendente dal gas e petrolio, dopo l’invasione l’economia russa è diventata ancora più dipendente dal gas e dal petrolio diventando sostanzialmente ancora più fragile perché dipendente dal solo settore energetico.

Ecco che la banca centrale russa nei suoi report conferma il grande shock economico sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta, nonostante Putin non voglia ammetterlo.

Questo ovviamente ha peggiorato la condizione economica del paese. Inoltre molti degli aiuti che sono stati erogati dallo Stato a imprese e cittadini derivano soprattutto dei proventi derivanti dai flussi di gas e petrolio venduti soprattutto in Europa. Il problema è che i paesi membri sta lavorando da tempo per liberarsi delle forniture russe. Insomma, l’economia russa si troverà sempre più isolata e non si vede in futuro alcuna via di uscita.

Aggiungiamoci anche il totale isolamento da diversi import molto importanti non solo per il settore tecnologico russo ma per l’intera economia russa. Ecco l’impatto delle sanzioni su diversi settori economici:

  • Agricoltura: il 99% della produzione di pollame e il 30% della produzione di bovini da latte dipende dalle importazioni. Anche i semi per alimenti di base come barbabietole da zucchero e patate vengono per lo più importati dall’esterno del paese, così come i mangimi per pesci e gli aminoacidi.
  • Aviazione: il 95% del volume dei passeggeri viene trasportato su aerei di fabbricazione estera e la mancanza di accesso ai pezzi di ricambio importati potrebbe portare la flotta a ridursi a causa della cessazione del servizio
  • Costruzione di macchine: solo il 30% delle macchine utensili è di fabbricazione russa e l’industria locale non ha la capacità di coprire la domanda in aumento
  • Prodotti farmaceutici: circa l’80% della produzione nazionale si basa su materie prime importate
  • Trasporti: le restrizioni dell’UE hanno triplicato i costi per le spedizioni su strada
  • Comunicazioni e IT: le restrizioni sulle carte SIM potrebbero lasciare la Russia a corto di esse entro il 2025, mentre il suo settore delle telecomunicazioni potrebbe rimanere indietro di cinque anni rispetto ai leader mondiali nel 2022.

Quello che sta succedendo in pratica è che il potenziale di crescita dell’economia russa se prima dell’invasione era di un certo livello, ora questo potenziale è diminuito tantissimo. Infatti secondo alcuni report interni al Cremlino, il livello di Pil che la Russia raggiungerà nel 2030 sarà pari a quello del 2021.

Quindi se all’inizio si sperava che le sanzioni potessero avere un grande impatto sull’economia russa, in realtà quello che sta succedendo è che l’impatto sarà minore ma più prolungato nel tempo, sostanzialmente diminuendo le potenzialità di crescita del paese nel lungo periodo. Ecco quindi che se l’Italia dopo il 2023 dovrebbe ritornare a crescere perché si spera che dovremmo risolvere i problemi energetici e quindi ritornare a crescere normalmente passato questo periodo di crisi, invece la Russia dovrà subire le sue scelte belliche per lunghi anni avvenire.

Facciamo attenzione inoltre a non farci ingannare da alcuni dati che magari qualcuno propaganda gioiosamente riguardo l’economia russa, come ad esempio il tasso di disoccupazione che risulta essere molto basso all’interno della Russia (3,9%). Quello che potremmo pensare è che il tasso disoccupazione è basso quindi almeno loro stanno lavorando. In realtà questo false friend, se vogliamo dirla all’inglese (potrebbe sembrare una notizia positiva ma realtà è negativa), ci dice che non potendo far arrivare tecnologia nuova da parte di paesi esteri invece di rinnovare il proprio comparto produttivo, assumono persone creando una bassa disoccupazione. In realtà tutto ciò rispecchia un’economia arretrata, non un economia in crescita e in via di sviluppo.

Insomma la Russia sta vivendo momenti peggiori dei nostri, non solo è già in recessione quest’anno, ma potrebbe avere un potenziale di crescita molto più basso rispetto al pre invasione per molti anni in futuro.

Io non vorrei assolutamente essere un cittadino russo, però se voi preferite il governo “democratico” di Putin vi ricordo che qualche aereo dalla Turchia ancora mar

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